PERCHÉ
LA DIGNITÀ DELLA PERSONA UMANA NON SIA COMPROMESSA
In margine alla campagna nazionale di prevenzione
1997
Di
don Graziano Borgonovo
L'irriducibilità della coscienza alle istituzioni è minacciata
nell'epoca dei mezzi di comunicazione di massa, degli stati totalitari e della
generale computerizzazione della società. Infatti è molto facile
per noi riuscire a immaginare istituzioni organizzate così perfettamente
da imporre come legittima ogni loro azione. Basta disporre di una efficiente
organizzazione per legittimare qualunque cosa. Così potremmo sintetizzare
l'essenza di ciò che ci minaccia: gli stati si programmano i cittadini,
le industrie, i consumatori, le case editrici, i lettori, ecc. Tutta la società
un po' alla volta diviene qualcosa che lo stato si produce". Suona in questi
termini, perentori e realistici, il grido d'allarme lanciato già una
decina d'anni or sono da Vaclav Belohradsky, il celebre intellettuale cecoslovacco
che ha dapprima provato sulla propria pelle gli effetti dì uno stato
totalitario e ha colto poi con profonda perspicacia, trasferitosi in Occidente,
quanto la "vicinanza di politica e mostruosità attraversi anche
la democrazia". Un altro testo, di un altro grande uomo venuto dall'Est,
merita essere qui considerato. È il n. 101 della Veritatis Spiendor,
la Lettera enciclica di Giovanni Paolo II sull'insegnamento morale della Chiesa:
"Dopo la caduta, in molto paesi, delle ideologie che legavano la politica
ad una concezione totalitaria del mondo e prima fra esse il marxismo , si profila
oggi un rischio non meno grave per la negazione dei fondamentali diritti della
persona umana e per il riassorbimento nella politica della stessa domanda religiosa
che abita nel cuore di ogni essere umano: è il rischio dell'alleanza
fra democrazia e relativismo etico, che toglie alla convivenza civile ogni sicuro
punto di riferimento morale e la priva, più radicalmente, del riconoscimento
della verità. Infatti, se non esiste nessuna verità ultimala quale
guida e orienta l'azione politica, allora le idee e le convinzioni possono essere
facilmente strumentalizzate per fini di potere. Una democrazia senza valori
si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra
la storia".
In questo
articolo tenteremo qualche considerazione sulla campagna nazionale di prevenzione
Stop AIDS estate 1997 (della cui amenità abbiamo tutti potuto godere
circolando per le strade), costata più di un milione di franchi, e che
immagino sia stata finanziata per intero da denaro pubblico, proprio quel denaro
pubblico del cui ammontare ciascun cittadino è parte contribuente. Il
preservativo ne è l'indiscusso protagonista, anzi, l'attore unico di
una mediocre pièce a scena unica, con più atti istericamente identici
a se stessi: quel ,coso" senza del quale "non si cosa°, necessario
"quando l'affare è più grosso del previsto", indispensabile
in un crescendo d'intensità molto poco melodrammatica "quando il
divano comincia a scottare", utilissimo "per quelli che hanno qualcosa
nella testa e per quelli che hanno la testa troppo piena". (Troppo piena
di che?, vorremmo chiedere. Forse di assiomi consolidati, o di solide pressioni
..., per cui perfino uno Stato come tale deve far propria, incentivandola, la
prassi del sesso libero? Qui non si tratta infatti, come ha notato anche un
attento lettore del Corriere del Ticino, "di campagna anti AIDS, bensì
di pubblicità pura e semplice" (23 agosto), "con una ricchezza
allusiva, pari soltanto alla povertà del linguaggio" (ancora CdT,
15 agosto), d'altronde funzionale la povertà del linguaggio proprio all'asservimento
delle coscienze, la cui irriducìbilità è per contro il
permanente segno della dignità della persona umana, così appassionatamente
difesa da Belohrasky e da Papa Giovanni Paolo II.
Ci sono almeno tre aspetti che mi colpiscono in simile approcio al drammatico
flagello della sindrome da immunodeficenza acquisita: l'eclissi della ragione,
la de responsabílizzazione della persona, l'accusa implicita (data la
violenza del messaggio) a qualsiasi proposta educativa alternativa.
1) Come si fa a non accorgersi che una simile propaganda, fondata sull'equazione
Stop AIDS = preservativo = possibilità continua di rapporti sessuali
occasionali, favorisce proprio il riprodursi di quel comportamento che è
tra del cause accertate della malattia e della sua diffusione? Da che parte
sta l'oscurantismo, per cui tabù poter palare con ragionevolezza di quella
componente così importante della persona umana, legata alla capacità
di amare e di procreare e che è appunto la sessualità? Dalla parte
di chi dice per non citare che il Catechismo della Chiesa Cattolica che "
la sessualità, nella quale si manifesta l'appartenenza dell'uomo al mondo
materiale e biologico, diventa personale e veramente umana, allorché
è integrata nella relazione da persona a persona, nel dono reciproco,
totale e illimitato nel tempo, dell'uomo e della donna" (n. 2337) e che
pertanto "essa si realizza in modo veramente umano solo se è parte
integrante dell'amore con cui l'uomo e la donna si impegnano totalmente l'uno
verso l'altro fino alla morte" (n. 2361), oppure dalla parte di chi non
riesce più a parlare se non di "cosi che cosano", di "affari
che diventano troppo grossi", o di divani che, di per se stessi, se non
ci fosse qualcuno di troppo eccitato sopra (e con un unico chiodo fisso in testa),
non scotterebbe mai? Sarebbe questa l'educazione sessuale che l'illuminata civiltà
moderna auspica per i propri figli?
2) Ma veniamo alla de responsabilizzazione della persona, già evidente
in quanto detto. C'è una virtù (virtù? esistono ancora
le virtù?) che esprime la positiva integrazione della sessualità
nella persona e conseguentemente l'unità interiore dell'uomo nel suo
essere corporeo e spirituale. Si chiama "castità" (roba da
matti!). In forza del suo duplice versante, personale e, soprattutto, culturale
civile, la chiamiamo qui in causa. "La castità richiede l'acquisizione
del dominio di sé", faticoso, certo, ma "che è pedagogia
per la libertà umana. L'alternativa è evidente: o l'uomo comanda
alle sue passioni e consegue la pace, oppure si lascia asservire da esse e diventa
infelice. La dignità dell'uomo richiede che egli agisca secondo scelte
consapevoli e libere (...) e non per un cieco impulso o per mera coazione esterna"
(CCC, n. 2339). Mettere preservativi dappertutto, sui muri, nelle scuole, perfino
camuffati (non troppo, si intende) nella pubblicizzazione di prodotti di tutt'altro
genere, non ci sembra operazione atta a favorire la crescita, una coscienza
personale libera e di un agire umano responsabile. Soprattutto non ci sembra
tocchi allo Stato o a qualsiasi altro ente pubblico condurre una campagna di
tal sorta (e a maggior ragione se pensata in riferimento ad una terribile malattia
infettiva che si tratta di debellare), perché ed ecco il versante culturale
civile della virtù di castità "il perfezionamento della persona
umana e lo sviluppo della stessa società sono tra loro indipendenti",
supponendo la castità "il rispetto dei diritti della persona, in
particolare quello di ricevere un'informazione ed un'educazione che rispettino
le dimensioni morali e spirituali della vita umana" (CCC, n. 2344). Può
ad uno Stato, se veramente aha a cuore il bene dei propri cittadini competere
altro ruolo se non il dovere di un'informazione e di un'educazione aventi simili
caratteristiche?
3) Ma concludiamo queste note in un modo forse ancora più paradossale.
"Fedeltà" è un termine oggi decisamente desueto (proprio
coem quello appena accennato di "castità", d'altronde). Se
uno vuole che gli si rida in faccia nel corso di una conversazione pubbliche
tra persone distinte ..., bene, lo impieghi pure! "Fedeli" si può
essere soltanto al preservativo (secondo la melodia di un altro slogan lungimirante
di qualche tempo fa). Ma perché? Chi me lo spiega? È forse meno
dignitoso essere fedeli al proprio marito o alla propria moglie? Perché,
come capita, se uno parla di fedeltà è subito tracciato di "confessionalismo"
ed è invece possibile usare anche i soldi di chi è "confessionale"
per propagandare sui muri l'uso del preservativo? Se fossi sposato e fossi un
laico mangiapreti, mi risentirei senz'altro profondamente di fronte alla pretesa,
coltivata dai "cattolici integralisti", di impossessarsi dela diritto
di fedeltà alla propria moglie!
Alle soglie del terzo millenio e stante la situazione attuale, in questo come
in qualsiasi altro settore della vita pubblica o privata, il primo rimedio da
perseguire da parte di cristiani coscienti "è senza dubbio quello
di ricostruire le coscienze dei cristiani stessi, attraverso un impegno di rievangelizzazione"
(E. Corecco, in: IUS et Communio, presentato in questa stessa rivista), che
restituisca ad ogni uomo, nell'incontro gratuito con Cristo, la bellezza della
sua dignità.